Warning

In caso di dubbi sulla correttezza del contenuto di questa traduzione, l’unico riferimento valido è la documentazione ufficiale in inglese. Per maggiori informazioni consultate le avvertenze.

Original:

Documentation/process/maintainer-pgp-guide.rst

Translator:

Alessia Mantegazza <amantegazza@vaga.pv.it>

La guida a PGP per manutentori del kernel

Author:

Konstantin Ryabitsev <konstantin@linuxfoundation.org>

Questo documento è destinato agli sviluppatori del kernel Linux, in particolar modo ai manutentori. Contiene degli approfondimenti riguardo informazioni che sono state affrontate in maniera più generale nella sezione “Protecting Code Integrity” pubblicata dalla Linux Foundation. Per approfondire alcuni argomenti trattati in questo documento è consigliato leggere il documento sopraindicato

Il ruolo di PGP nello sviluppo del kernel Linux

PGP aiuta ad assicurare l’integrità del codice prodotto dalla comunità di sviluppo del kernel e, in secondo luogo, stabilisce canali di comunicazione affidabili tra sviluppatori attraverso lo scambio di email firmate con PGP.

Il codice sorgente del kernel Linux è disponibile principalmente in due formati:

  • repositori distribuiti di sorgenti (git)

  • rilasci periodici di istantanee (archivi tar)

Sia i repositori git che gli archivi tar portano le firme PGP degli sviluppatori che hanno creato i rilasci ufficiali del kernel. Queste firme offrono una garanzia crittografica che le versioni scaricabili rese disponibili via kernel.org, o altri portali, siano identiche a quelle che gli sviluppatori hanno sul loro posto di lavoro. A tal scopo:

  • i repositori git forniscono firme PGP per ogni tag

  • gli archivi tar hanno firme separate per ogni archivio

Fidatevi degli sviluppatori e non dell’infrastruttura

Fin dal 2011, quando i sistemi di kernel.org furono compromessi, il principio generale del progetto Kernel Archives è stato quello di assumere che qualsiasi parte dell’infrastruttura possa essere compromessa in ogni momento. Per questa ragione, gli amministratori hanno intrapreso deliberatemene dei passi per enfatizzare che la fiducia debba risiedere sempre negli sviluppatori e mai nel codice che gestisce l’infrastruttura, indipendentemente da quali che siano le pratiche di sicurezza messe in atto.

Il principio sopra indicato è la ragione per la quale è necessaria questa guida. Vogliamo essere sicuri che il riporre la fiducia negli sviluppatori non sia fatto semplicemente per incolpare qualcun’altro per future falle di sicurezza. L’obiettivo è quello di fornire una serie di linee guida che gli sviluppatori possano seguire per creare un ambiente di lavoro sicuro e salvaguardare le chiavi PGP usate nello stabilire l’integrità del kernel Linux stesso.

Strumenti PGP

Usare GnuPG 2.2 o successivo

La vostra distribuzione potrebbe avere già installato GnuPG, dovete solo verificare che stia utilizzando la versione abbastanza recente. Per controllate usate:

$ gpg --version | head -n1

Se state utilizzando la version 2.2 o successiva, allora siete pronti a partire. Se invece state usando una versione precedente, allora alcuni comandi elencati in questa guida potrebbero non funzionare.

Configurare le opzioni di gpg-agent

L’agente GnuPG è uno strumento di aiuto che partirà automaticamente ogni volta che userete il comando gpg e funzionerà in background con l’obiettivo di individuare la passphrase. Ci sono due opzioni che dovreste conoscere per personalizzare la scadenza della passphrase nella cache:

  • default-cache-ttl (secondi): Se usate ancora la stessa chiave prima che il time-to-live termini, il conto alla rovescia si resetterà per un altro periodo. Di base è di 600 (10 minuti).

  • max-cache-ttl (secondi): indipendentemente da quanto sia recente l’ultimo uso della chiave da quando avete inserito la passphrase, se il massimo time-to-live è scaduto, dovrete reinserire nuovamente la passphrase. Di base è di 30 minuti.

Se ritenete entrambe questi valori di base troppo corti (o troppo lunghi), potete creare il vostro file ~/.gnupg/gpg-agent.conf ed impostare i vostri valori:

# set to 30 minutes for regular ttl, and 2 hours for max ttl
default-cache-ttl 1800
max-cache-ttl 7200

Note

Non è più necessario far partire l’agente gpg manualmente all’inizio della vostra sessione. Dovreste controllare i file rc per rimuovere tutto ciò che riguarda vecchie le versioni di GnuPG, poiché potrebbero non svolgere più bene il loro compito.

Proteggere la vostra chiave PGP primaria

Questa guida parte dal presupposto che abbiate già una chiave PGP che usate per lo sviluppo del kernel Linux. Se non ne avete ancora una, date uno sguardo al documento “Protecting Code Integrity” che abbiamo menzionato prima.

Dovreste inoltre creare una nuova chiave se quella attuale è inferiore a 2048 bit (RSA).

Le sottochiavi PGP

Raramente le chiavi PGP sono composte da una singola coppia -- solitamente, sono una collezione di sottochiavi indipendenti usate per diversi scopi in funzione delle capacità assegnate al momento della creazione. Una chiave PGP può avere quattro capacità:

  • [S] può essere usata per firmare

  • [E] può essere usata per criptare

  • [A] può essere usata per autenticare

  • [C] può essere usata per certificare altre chiavi

La chiave con la capacità [C] viene spesso chiamata chiave “passepartout” (master key), ma è una terminologia fuorviante perché lascia intendere che la chiave di certificato possa essere usate in sostituzione delle altre (proprio come le vere chiavi passpartout in grado di aprire diverse serrature). Dato che questo non è il caso, per evitare fraintendimenti, in questa guida ci riferiremo a questa chiave chiamandola “La chiave di certificazione”.

I seguenti punti sono molto importanti:

  1. Tutte le sottochiavi sono indipendenti. Se perdete una sottochiave privata non potrete recuperarla usando le altre.

  2. Ad eccezione della chiave di certificazione, ci possono essere più sottochiavi con le stesse capacità (per esempio, potete avere 2 sottochiavi per criptare, 3 per firmare, ma solo una per una sola per certificare). Tutte le sottochiavi sono indipendenti -- un messaggio criptato usando una chiave [E] non può essere decriptato usano altre sottochiavi [E].

  3. Una sottochiave può avere più capacità (per esempio, la chiave [C] può anche essere una chiave [S]).

La chiave con capacità [C] (certificazione) è la sola che può essere usata per indicare relazioni fra chiavi. Solo la chiave [C] può essere usata per:

  • aggiungere o revocare altre chiavi (sottochiavi) che hanno capacità S/E/A;

  • aggiungere, modificare o eliminare le identità (unids) associate alla chiave;

  • aggiungere o modificare la propria data di scadenza o delle sottochiavi;

  • firmare le chiavi di altre persone a scopo di creare una rete di fiducia.

Di base, alla creazione di nuove chiavi, GnuPG genera quanto segue:

  • Una chiave la capacità di certificazione che quella di firma ([SC])

  • Una sottochiave separata con capacità di criptare ([E])

Se avete usato i parametri predefiniti per generare la vostra chiave, quello sarà il risultato. Potete verificarlo utilizzando gpg --list-secret-keys, per esempio:

sec   ed25519 2022-12-20 [SC] [expires: 2024-12-19]
      000000000000000000000000AAAABBBBCCCCDDDD
uid           [ultimate] Alice Dev <adev@kernel.org>
ssb   cv25519 2022-12-20 [E] [expires: 2024-12-19]

La lunga riga sotto la voce sec è la vostra impronta digitale -- negli esempi che seguono, quando vedere [fpr] ci si riferisce a questa stringa di 40 caratteri.

Assicuratevi che la vostra passphrase sia forte

GnuPG utilizza le passphrases per criptare la vostra chiave privata prima di salvarla sul disco. In questo modo, anche se il contenuto della vostra cartella .gnupg venisse letto o trafugato nella sia interezza, gli attaccanti non potrebbero comunque utilizzare le vostre chiavi private senza aver prima ottenuto la passphrase per decriptarle.

È assolutamente essenziale che le vostre chiavi private siano protette da una passphrase forte. Per impostarla o cambiarla, usate:

$ gpg --change-passphrase [fpr]

Create una sottochiave di firma separata

Il nostro obiettivo è di proteggere la chiave primaria spostandola su un dispositivo sconnesso dalla rete, dunque se avete solo una chiave combinata [SC] allora dovreste creare una sottochiave di firma separata:

$ gpg --quick-add-key [fpr] ed25519 sign

Ricordate di informare il keyserver del vostro cambiamento, cosicché altri possano ricevere la vostra nuova sottochiave:

$ gpg --send-key [fpr]

Note

Supporto ECC in GnuPG

Tenete presente che se avete intenzione di usare un dispositivo che non supporta chiavi ED25519 ECC, allora dovreste usare “nistp256” al posto di “ed25519”. Più avanti ci sono alcune raccomandazioni per i dispositivi.

Copia di riserva della chiave primaria per gestire il recupero da disastro

Maggiori sono le firme di altri sviluppatori che vengono applicate alla vostra, maggiori saranno i motivi per avere una copia di riserva che non sia digitale, al fine di effettuare un recupero da disastro.

Il modo migliore per creare una copia fisica della vostra chiave privata è l’uso del programma paperkey. Consultate man paperkey per maggiori dettagli sul formato dell’output ed i suoi punti di forza rispetto ad altre soluzioni. Paperkey dovrebbe essere già pacchettizzato per la maggior parte delle distribuzioni.

Eseguite il seguente comando per creare una copia fisica di riserva della vostra chiave privata:

$ gpg --export-secret-key [fpr] | paperkey -o /tmp/key-backup.txt

Stampate il file (o fate un pipe direttamente verso lpr), poi prendete una penna e scrivete la passphare sul margine del foglio. Questo è caldamente consigliato perché la copia cartacea è comunque criptata con la passphrase, e se mai doveste cambiarla non vi ricorderete qual’era al momento della creazione di quella copia -- garantito.

Mettete la copia cartacea e la passphrase scritta a mano in una busta e mettetela in un posto sicuro e ben protetto, preferibilmente fuori casa, magari in una cassetta di sicurezza in banca.

Note

Probabilmente la vostra stampante non è più quello stupido dispositivo connesso alla porta parallela, ma dato che il suo output è comunque criptato con la passphrase, eseguire la stampa in un sistema “cloud” moderno dovrebbe essere comunque relativamente sicuro.

Copia di riserva di tutta la cartella GnuPG

Warning

!!!Non saltate questo passo!!!

Quando avete bisogno di recuperare le vostre chiavi PGP è importante avere una copia di riserva pronta all’uso. Questo sta su un diverso piano di prontezza rispetto al recupero da disastro che abbiamo risolto con paperkey. Vi affiderete a queste copie esterne quando dovreste usare la vostra chiave Certify -- ovvero quando fate modifiche alle vostre chiavi o firmate le chiavi di altre persone ad una conferenza o ad un gruppo d’incontro.

Incominciate con una piccola chiavetta di memoria USB (preferibilmente due) che userete per le copie di riserva. Dovrete criptarle usando LUKS -- fate riferimento alla documentazione della vostra distribuzione per capire come fare.

Per la passphrase di criptazione, potete usare la stessa della vostra chiave primaria.

Una volta che il processo di criptazione è finito, reinserite il disco USB ed assicurativi che venga montato correttamente. Copiate interamente la cartella .gnugp nel disco criptato:

$ cp -a ~/.gnupg /media/disk/foo/gnupg-backup

Ora dovreste verificare che tutto continui a funzionare:

$ gpg --homedir=/media/disk/foo/gnupg-backup --list-key [fpr]

Se non vedete errori, allora dovreste avere fatto tutto con successo. Smontate il disco USB, etichettatelo per bene di modo da evitare di distruggerne il contenuto non appena vi serve una chiavetta USB a caso, ed infine mettetelo in un posto sicuro -- ma non troppo lontano, perché vi servirà di tanto in tanto per modificare le identità, aggiungere o revocare sottochiavi, o firmare le chiavi di altre persone.

Togliete la chiave primaria dalla vostra home

I file che si trovano nella vostra cartella home non sono poi così ben protetti come potreste pensare. Potrebbero essere letti o trafugati in diversi modi:

  • accidentalmente quando fate una rapida copia della cartella home per configurare una nuova postazione

  • da un amministratore di sistema negligente o malintenzionato

  • attraverso copie di riserva insicure

  • attraverso malware installato in alcune applicazioni (browser, lettori PDF, eccetera)

  • attraverso coercizione quando attraversate confini internazionali

Proteggere la vostra chiave con una buona passphare aiuta notevolmente a ridurre i rischi elencati qui sopra, ma le passphrase possono essere scoperte attraverso i keylogger, il shoulder-surfing, o altri modi. Per questi motivi, nella configurazione si raccomanda di rimuove la chiave primaria dalla vostra cartella home e la si archivia su un dispositivo disconnesso.

Warning

Per favore, fate riferimento alla sezione precedente e assicuratevi di aver fatto una copia di riserva totale della cartella GnuPG. Quello che stiamo per fare renderà la vostra chiave inutile se non avete delle copie di riserva utilizzabili!

Per prima cosa, identificate il keygrip della vostra chiave primaria:

$ gpg --with-keygrip --list-key [fpr]

L’output assomiglierà a questo:

pub   ed25519 2022-12-20 [SC] [expires: 2022-12-19]
      000000000000000000000000AAAABBBBCCCCDDDD
      Keygrip = 1111000000000000000000000000000000000000
uid           [ultimate] Alice Dev <adev@kernel.org>
sub   cv25519 2022-12-20 [E] [expires: 2022-12-19]
      Keygrip = 2222000000000000000000000000000000000000
sub   ed25519 2022-12-20 [S]
      Keygrip = 3333000000000000000000000000000000000000

Trovate la voce keygrid che si trova sotto alla riga pub (appena sotto all’impronta digitale della chiave primaria). Questo corrisponderà direttamente ad un file nella cartella ~/.gnupg:

$ cd ~/.gnupg/private-keys-v1.d
$ ls
1111000000000000000000000000000000000000.key
2222000000000000000000000000000000000000.key
3333000000000000000000000000000000000000.key

Quello che dovrete fare è rimuovere il file .key che corrisponde al keygrip della chiave primaria:

$ cd ~/.gnupg/private-keys-v1.d
$ rm 1111000000000000000000000000000000000000.key

Ora, se eseguite il comando --list-secret-keys, vedrete che la chiave primaria non compare più (il simbolo # indica che non è disponibile):

$ gpg --list-secret-keys
sec#  ed25519 2022-12-20 [SC] [expires: 2024-12-19]
      000000000000000000000000AAAABBBBCCCCDDDD
uid           [ultimate] Alice Dev <adev@kernel.org>
ssb   cv25519 2022-12-20 [E] [expires: 2024-12-19]
ssb   ed25519 2022-12-20 [S]

Dovreste rimuovere anche i file secring.gpg che si trovano nella cartella ~/.gnupg, in quanto rimasugli delle versioni precedenti di GnuPG.

Se non avete la cartella “private-keys-v1.d”

Se non avete la cartella ~/.gnupg/private-keys-v1.d, allora le vostre chiavi segrete sono ancora salvate nel vecchio file secring.gpg usato da GnuPG v1. Effettuare una qualsiasi modifica alla vostra chiave, come cambiare la passphare o aggiungere una sottochiave, dovrebbe convertire automaticamente il vecchio formato secring.gpg``nel nuovo ``private-keys-v1.d.

Una volta che l’avete fatto, assicuratevi di rimuovere il file secring.gpg, che continua a contenere la vostra chiave privata.

Spostare le sottochiavi in un apposito dispositivo criptato

Nonostante la chiave primaria sia ora al riparo da occhi e mani indiscrete, le sottochiavi si trovano ancora nella vostra cartella home. Chiunque riesca a mettere le sue mani su quelle chiavi riuscirà a decriptare le vostre comunicazioni o a falsificare le vostre firme (se conoscono la passphrase). Inoltre, ogni volta che viene fatta un’operazione con GnuPG, le chiavi vengono caricate nella memoria di sistema e potrebbero essere rubate con l’uso di malware sofisticati (pensate a Meltdown e a Spectre).

Il miglior modo per proteggere le proprie chiave è di spostarle su un dispositivo specializzato in grado di effettuare operazioni smartcard.

I benefici di una smartcard

Una smartcard contiene un chip crittografico che è capace di immagazzinare le chiavi private ed effettuare operazioni crittografiche direttamente sulla carta stessa. Dato che la chiave non lascia mai la smartcard, il sistema operativo usato sul computer non sarà in grado di accedere alle chiavi. Questo è molto diverso dai dischi USB criptati che abbiamo usato allo scopo di avere una copia di riserva sicura -- quando il dispositivo USB è connesso e montato, il sistema operativo potrà accedere al contenuto delle chiavi private.

L’uso di un disco USB criptato non può sostituire le funzioni di un dispositivo capace di operazioni di tipo smartcard.

Dispositivi smartcard disponibili

A meno che tutti i vostri computer dispongano di lettori smartcard, il modo più semplice è equipaggiarsi di un dispositivo USB specializzato che implementi le funzionalità delle smartcard. Sul mercato ci sono diverse soluzioni disponibili:

  • Nitrokey Start: è Open hardware e Free Software, è basata sul progetto GnuK della FSIJ. Questo è uno dei pochi dispositivi a supportare le chiavi ECC ED25519, ma offre meno funzionalità di sicurezza (come la resistenza alla manomissione o alcuni attacchi ad un canale laterale).

  • Nitrokey Pro 2: è simile alla Nitrokey Start, ma è più resistente alla manomissione e offre più funzionalità di sicurezza. La Pro 2 supporta la crittografia ECC (NISTP).

  • Yubikey 5: l’hardware e il software sono proprietari, ma è più economica della Nitrokey Pro ed è venduta anche con porta USB-C il che è utile con i computer portatili più recenti. In aggiunta, offre altre funzionalità di sicurezza come FIDO, U2F, e ora supporta anche le chiavi ECC (NISTP)

La vostra scelta dipenderà dal costo, la disponibilità nella vostra regione, e sulla scelta fra dispositivi aperti e proprietari.

Note

Se siete nella lista MAINTAINERS o avete un profilo su kernel.org, allora potrete avere gratuitamente una Nitrokey Start grazie alla fondazione Linux.

Configurare il vostro dispositivo smartcard

Il vostro dispositivo smartcard dovrebbe iniziare a funzionare non appena lo collegate ad un qualsiasi computer Linux moderno. Potete verificarlo eseguendo:

$ gpg --card-status

Se vedete tutti i dettagli della smartcard, allora ci siamo. Sfortunatamente, affrontare tutti i possibili motivi per cui le cose potrebbero non funzionare non è lo scopo di questa guida. Se avete problemi nel far funzionare la carta con GnuPG, cercate aiuto attraverso i soliti canali di supporto.

Per configurare la vostra smartcard, dato che non c’è una via facile dalla riga di comando, dovrete usate il menu di GnuPG:

$ gpg --card-edit
[...omitted...]
gpg/card> admin
Admin commands are allowed
gpg/card> passwd

Dovreste impostare il PIN dell’utente (1), quello dell’amministratore (3) e il codice di reset (4). Assicuratevi di annotare e salvare questi codici in un posto sicuro -- specialmente il PIN dell’amministratore e il codice di reset (che vi permetterà di azzerare completamente la smartcard). Il PIN dell’amministratore viene usato così raramente che è inevitabile dimenticarselo se non lo si annota.

Tornando al nostro menu, potete impostare anche altri valori (come il nome, il sesso, informazioni d’accesso, eccetera), ma non sono necessari e aggiunge altre informazioni sulla carta che potrebbero trapelare in caso di smarrimento.

Note

A dispetto del nome “PIN”, né il PIN utente né quello dell’amministratore devono essere esclusivamente numerici.

Warning

Alcuni dispositivi richiedono la presenza delle sottochiavi nel dispositivo stesso prima che possiate cambiare la passphare. Verificate la documentazione del produttore.

Spostare le sottochiavi sulla smartcard

Uscite dal menu (usando “q”) e salverete tutte le modifiche. Poi, spostiamo tutte le sottochiavi sulla smartcard. Per la maggior parte delle operazioni vi serviranno sia la passphrase della chiave PGP che il PIN dell’amministratore:

$ gpg --edit-key [fpr]

Secret subkeys are available.

pub  ed25519/AAAABBBBCCCCDDDD
     created: 2022-12-20  expires: 2024-12-19  usage: SC
     trust: ultimate      validity: ultimate
ssb  cv25519/1111222233334444
     created: 2022-12-20  expires: never       usage: E
ssb  ed25519/5555666677778888
     created: 2017-12-07  expires: never       usage: S
[ultimate] (1). Alice Dev <adev@kernel.org>

gpg>

Usando --edit-key si tornerà alla modalità menu e noterete che la lista delle chiavi è leggermente diversa. Da questo momento in poi, tutti i comandi saranno eseguiti nella modalità menu, come indicato da gpg>.

Per prima cosa, selezioniamo la chiave che verrà messa sulla carta -- potete farlo digitando key 1 (è la prima della lista, la sottochiave [E]):

gpg> key 1

Nel’output dovreste vedere ssb* associato alla chiave [E]. Il simbolo * indica che la chiave è stata “selezionata”. Funziona come un interruttore, ovvero se scrivete nuovamente key 1, il simbolo * sparirà e la chiave non sarà più selezionata.

Ora, spostiamo la chiave sulla smartcard:

gpg> keytocard
Please select where to store the key:
   (2) Encryption key
Your selection? 2

Dato che è la nostra chiave [E], ha senso metterla nella sezione criptata. Quando confermerete la selezione, vi verrà chiesta la passphrase della vostra chiave PGP, e poi il PIN dell’amministratore. Se il comando ritorna senza errori, allora la vostra chiave è stata spostata con successo.

Importante: digitate nuovamente key 1 per deselezionare la prima chiave e selezionate la seconda chiave [S] con key 2:

gpg> key 1
gpg> key 2
gpg> keytocard
Please select where to store the key:
   (1) Signature key
   (3) Authentication key
Your selection? 1

Potete usare la chiave [S] sia per firmare che per autenticare, ma vogliamo che sia nella sezione di firma, quindi scegliete (1). Ancora una volta, se il comando ritorna senza errori, allora l’operazione è avvenuta con successo:

gpg> q
Save changes? (y/N) y

Salvando le modifiche cancellerete dalla vostra cartella home tutte le chiavi che avete spostato sulla carta (ma questo non è un problema, perché abbiamo fatto delle copie di sicurezza nel caso in cui dovessimo configurare una nuova smartcard).

Verificare che le chiavi siano state spostate

Ora, se doveste usare l’opzione --list-secret-keys, vedrete una sottile differenza nell’output:

$ gpg --list-secret-keys
sec#  ed25519 2022-12-20 [SC] [expires: 2024-12-19]
      000000000000000000000000AAAABBBBCCCCDDDD
uid           [ultimate] Alice Dev <adev@kernel.org>
ssb>  cv25519 2022-12-20 [E] [expires: 2024-12-19]
ssb>  ed25519 2022-12-20 [S]

Il simbolo > in ssb> indica che la sottochiave è disponibile solo nella smartcard. Se tornate nella vostra cartella delle chiavi segrete e guardate al suo contenuto, noterete che i file .key sono stati sostituiti con degli stub:

$ cd ~/.gnupg/private-keys-v1.d
$ strings *.key | grep 'private-key'

Per indicare che i file sono solo degli stub e che in realtà il contenuto è sulla smartcard, l’output dovrebbe mostrarvi shadowed-private-key.

Verificare che la smartcard funzioni

Per verificare che la smartcard funzioni come dovuto, potete creare una firma:

$ echo "Hello world" | gpg --clearsign > /tmp/test.asc
$ gpg --verify /tmp/test.asc

Col primo comando dovrebbe chiedervi il PIN della smartcard, e poi dovrebbe mostrare “Good signature” dopo l’esecuzione di gpg --verify.

Complimenti, siete riusciti a rendere estremamente difficile il furto della vostra identità digitale di sviluppatore.

Altre operazioni possibili con GnuPG

Segue un breve accenno ad alcune delle operazioni più comuni che dovrete fare con le vostre chiavi PGP.

Montare il disco con la chiave primaria

Vi servirà la vostra chiave principale per tutte le operazioni che seguiranno, per cui per prima cosa dovrete accedere ai vostri backup e dire a GnuPG di usarli:

$ export GNUPGHOME=/media/disk/foo/gnupg-backup
$ gpg --list-secret-keys

Dovete assicurarvi di vedere sec e non sec# nell’output del programma (il simbolo # significa che la chiave non è disponibile e che state ancora utilizzando la vostra solita cartella di lavoro).

Estendere la data di scadenza di una chiave

La chiave principale ha una data di scadenza di 2 anni dal momento della sua creazione. Questo per motivi di sicurezza e per rendere obsolete le chiavi che, eventualmente, dovessero sparire dai keyserver.

Per estendere di un anno, dalla data odierna, la scadenza di una vostra chiave, eseguite:

$ gpg --quick-set-expire [fpr] 1y

Se per voi è più facile da memorizzare, potete anche utilizzare una data specifica (per esempio, il vostro compleanno o capodanno):

$ gpg --quick-set-expire [fpr] 2025-07-01

Ricordatevi di inviare l’aggiornamento ai keyserver:

$ gpg --send-key [fpr]

Aggiornare la vostra cartella di lavoro dopo ogni modifica

Dopo aver fatto delle modifiche alle vostre chiavi usando uno spazio a parte, dovreste importarle nella vostra cartella di lavoro abituale:

$ gpg --export | gpg --homedir ~/.gnupg --import
$ unset GNUPGHOME

Usare gpg-agent con ssh

Se dovete firmare tag o commit su un sistema remoto, potete ridirezionare il vostro gpg-agent attraverso ssh. Consultate le istruzioni disponibili nella wiki GnuPG:

Funziona senza troppi intoppi se avete la possibilità di modificare le impostazioni di sshd sul sistema remoto.

Usare PGP con Git

Una delle caratteristiche fondanti di Git è la sua natura decentralizzata -- una volta che il repositorio è stato clonato sul vostro sistema, avete la storia completa del progetto, inclusi i suoi tag, i commit ed i rami. Tuttavia, con i centinaia di repositori clonati che ci sono in giro, come si fa a verificare che la loro copia di linux.git non è stata manomessa da qualcuno?

Oppure, cosa succede se viene scoperta una backdoor nel codice e la riga “Autore” dice che sei stato tu, mentre tu sei abbastanza sicuro di non averci niente a che fare?

Per risolvere entrambi i problemi, Git ha introdotto l’integrazione con PGP. I tag firmati dimostrano che il repositorio è integro assicurando che il suo contenuto è lo stesso che si trova sulle macchine degli sviluppatori che hanno creato il tag; mentre i commit firmati rendono praticamente impossibile ad un malintenzionato di impersonarvi senza avere accesso alle vostre chiavi PGP.

Configurare git per usare la vostra chiave PGP

Se avete solo una chiave segreta nel vostro portachiavi, allora non avete nulla da fare in più dato che sarà la vostra chiave di base. Tuttavia, se doveste avere più chiavi segrete, potete dire a git quale dovrebbe usare ([fpg] è la vostra impronta digitale):

$ git config --global user.signingKey [fpr]

Come firmare i tag

Per creare un tag firmato, passate l’opzione -s al comando tag:

$ git tag -s [tagname]

La nostra raccomandazione è quella di firmare sempre i tag git, perché questo permette agli altri sviluppatori di verificare che il repositorio git dal quale stanno prendendo il codice non è stato alterato intenzionalmente.

Come verificare i tag firmati

Per verificare un tag firmato, potete usare il comando verify-tag:

$ git verify-tag [tagname]

Se state prendendo un tag da un fork del repositorio del progetto, git dovrebbe verificare automaticamente la firma di quello che state prendendo e vi mostrerà il risultato durante l’operazione di merge:

$ git pull [url] tags/sometag

Il merge conterrà qualcosa di simile:

Merge tag 'sometag' of [url]

[Tag message]

# gpg: Signature made [...]
# gpg: Good signature from [...]

Se state verificando il tag di qualcun altro, allora dovrete importare la loro chiave PGP. Fate riferimento alla sezione “Come lavorare con patch firmate” che troverete più avanti.

Configurare git per firmare sempre i tag con annotazione

Se state creando un tag con annotazione è molto probabile che vogliate firmarlo. Per imporre a git di firmare sempre un tag con annotazione, dovete impostare la seguente opzione globale:

$ git config --global tag.forceSignAnnotated true

Come usare commit firmati

Creare dei commit firmati è facile, ma è molto più difficile utilizzarli nello sviluppo del kernel linux per via del fatto che ci si affida alle liste di discussione e questo modo di procedere non mantiene le firme PGP nei commit. In aggiunta, quando si usa rebase nel proprio repositorio locale per allinearsi al kernel anche le proprie firme PGP verranno scartate. Per questo motivo, la maggior parte degli sviluppatori del kernel non si preoccupano troppo di firmare i propri commit ed ignoreranno quelli firmati che si trovano in altri repositori usati per il proprio lavoro.

Tuttavia, se avete il vostro repositorio di lavoro disponibile al pubblico su un qualche servizio di hosting git (kernel.org, infradead.org, ozlabs.org, o altri), allora la raccomandazione è di firmare tutti i vostri commit anche se gli sviluppatori non ne beneficeranno direttamente.

Vi raccomandiamo di farlo per i seguenti motivi:

  1. Se dovesse mai esserci la necessità di fare delle analisi forensi o tracciare la provenienza di un codice, anche sorgenti mantenuti esternamente che hanno firme PGP sui commit avranno un certo valore a questo scopo.

  2. Se dovesse mai capitarvi di clonare il vostro repositorio locale (per esempio dopo un danneggiamento del disco), la firma vi permetterà di verificare l’integrità del repositorio prima di riprendere il lavoro.

  3. Se qualcuno volesse usare cherry-pick sui vostri commit, allora la firma permetterà di verificare l’integrità dei commit prima di applicarli.

Creare commit firmati

Per creare un commit firmato, dovete solamente aggiungere l’opzione -S al comando git commit (si usa la lettera maiuscola per evitare conflitti con un’altra opzione):

$ git commit -S

Configurare git per firmare sempre i commit

Potete dire a git di firmare sempre i commit:

git config --global commit.gpgSign true

Note

Assicuratevi di aver configurato gpg-agent prima di abilitare questa opzione.

Come lavorare con patch firmate

Esiste la possibilità di usare la vostra chiave PGP per firmare le patch che invierete alla liste di discussione del kernel. I meccanismi esistenti per la firma delle email (PGP-Mime o PGP-inline) tendono a causare problemi nell’attività di revisione del codice. Si suggerisce, invece, di utilizare lo strumento sviluppato da kernel.org che mette nell’intestazione del messaggio un’attestazione delle firme crittografiche (tipo DKIM):

Installare e configurate patatt

Lo strumento patatt è disponibile per diverse distribuzioni, dunque cercatelo prima lì. Oppure potete installarlo usano pypi “pip install patatt

Se avete già configurato git con la vostra chiave PGP (usando user.signingKey), allora patatt non ha bisogno di alcuna configurazione aggiuntiva. Potete iniziare a firmare le vostre patch aggiungendo un aggancio a git-send-email nel vostro repositorio:

patatt install-hook

Ora, qualsiasi patch che invierete con git send-email verrà automaticamente firmata usando la vostra firma crittografica.

Verificare le firme di patatt

Se usate b4 per verificare ed applicare le patch, allora tenterà automaticamente di verificare tutte le firme DKIM e patatt disponibili. Per esempio:

$ b4 am 20220720205013.890942-1-broonie@kernel.org
[...]
Checking attestation on all messages, may take a moment...
---
  ✓ [PATCH v1 1/3] kselftest/arm64: Correct buffer allocation for SVE Z registers
  ✓ [PATCH v1 2/3] arm64/sve: Document our actual ABI for clearing registers on syscall
  ✓ [PATCH v1 3/3] kselftest/arm64: Enforce actual ABI for SVE syscalls
  ---
  ✓ Signed: openpgp/broonie@kernel.org
  ✓ Signed: DKIM/kernel.org

Note

Lo sviluppo di patatt e b4 è piuttosto attivo. Si consiglia di verificare la documentazione più recente.

Come verificare l’identità degli sviluppatori del kernel

Firmare i tag e i commit è facile, ma come si fa a verificare che la chiave usata per firmare qualcosa appartenga davvero allo sviluppatore e non ad un impostore?

Configurare l’auto-key-retrieval usando WKD e DANE

Se non siete ancora in possesso di una vasta collezione di chiavi pubbliche di altri sviluppatori, allora potreste iniziare il vostro portachiavi affidandovi ai servizi di auto-scoperta e auto-recupero. GnuPG può affidarsi ad altre tecnologie di delega della fiducia, come DNSSEC e TLS, per sostenervi nel caso in cui iniziare una propria rete di fiducia da zero sia troppo scoraggiante.

Aggiungete il seguente testo al vostro file ~/.gnupg/gpg.conf:

auto-key-locate wkd,dane,local
auto-key-retrieve

La DNS-Based Authentication of Named Entities (“DANE”) è un metodo per la pubblicazione di chiavi pubbliche su DNS e per renderle sicure usando zone firmate con DNSSEC. Il Web Key Directory (“WKD”) è un metodo alternativo che usa https a scopo di ricerca. Quando si usano DANE o WKD per la ricerca di chiavi pubbliche, GnuPG validerà i certificati DNSSEC o TLS prima di aggiungere al vostro portachiavi locale le eventuali chiavi trovate.

Kernel.org pubblica la WKD per tutti gli sviluppatori che hanno un account kernel.org. Una volta che avete applicato le modifiche al file gpg.conf, potrete auto-recuperare le chiavi di Linus Torvalds e Greg Kroah-Hartman (se non le avete già):

$ gpg --locate-keys torvalds@kernel.org gregkh@kernel.org

Se avete un account kernel.org, al fine di rendere più utile l’uso di WKD da parte di altri sviluppatori del kernel, dovreste aggiungere alla vostra chiave lo UID di kernel.org.

Web of Trust (WOT) o Trust on First Use (TOFU)

PGP incorpora un meccanismo di delega della fiducia conosciuto come “Web of Trust”. Di base, questo è un tentativo di sostituire la necessità di un’autorità certificativa centralizzata tipica del mondo HTTPS/TLS. Invece di avere svariati produttori software che decidono chi dovrebbero essere le entità di certificazione di cui dovreste fidarvi, PGP lascia la responsabilità ad ogni singolo utente.

Sfortunatamente, solo poche persone capiscono come funziona la rete di fiducia. Nonostante sia un importante aspetto della specifica OpenPGP, recentemente le versioni di GnuPG (2.2 e successive) hanno implementato un meccanisco alternativo chiamato “Trust on First Use” (TOFU). Potete pensare a TOFU come “ad un approccio all fidicia simile ad SSH”. In SSH, la prima volta che vi connettete ad un sistema remoto, l’impronta digitale della chiave viene registrata e ricordata. Se la chiave dovesse cambiare in futuro, il programma SSH vi avviserà e si rifiuterà di connettersi, obbligandovi a prendere una decisione circa la fiducia che riponete nella nuova chiave. In modo simile, la prima volta che importate la chiave PGP di qualcuno, si assume sia valida. Se ad un certo punto GnuPG trova un’altra chiave con la stessa identità, entrambe, la vecchia e la nuova, verranno segnate come invalide e dovrete verificare manualmente quale tenere.

Vi raccomandiamo di usare il meccanisco TOFU+PGP (che è la nuova configurazione di base di GnuPG v2). Per farlo, aggiungete (o modificate) l’impostazione trust-model in ~/.gnupg/gpg.conf:

trust-model tofu+pgp

Usare il repositorio kernel.org per il web of trust

Il progetto kernel.org mantiene un repositorio git con le chiavi pubbliche degli sviluppatori in alternativa alla replica dei server di chiavi che negli ultimi anni sono spariti. La documentazione completa su come impostare il repositorio come vostra sorgente di chiavi pubbliche può essere trovato qui:

Se siete uno sviluppatore del kernel, per favore valutate l’idea di inviare la vostra chiave per l’inclusione in quel portachiavi.

If you are a kernel developer, please consider submitting your key for inclusion into that keyring.